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Fimic, le ragioni di una crescita

 

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La Fimic è una realtà nata più di 50 anni fa a Carmignano di Brenta, vicino a Padova, in una delle aree più laboriose d’Italia, dove il lavoro non è solo una necessità ma una vera vocazione.
L’azienda nasce come produttrice di ghigliottine per il taglio della carta, inizialmente, e poi della plastica. Pur rimanendo questa un’importante fetta della attività produttiva di Fimic, la grande scommessa, che poi ha rappresentato anche il grande successo imprenditoriale di Antonio Canaia, seconda generazione aziendale e inventore del filtro in continuo Fimic, è stata la decisione di cominciare a costruire filtri autopulenti specifici per il riciclaggio della plastica proveniente dal post consumo. E parliamo di tempi certamente non sospetti, quando il riciclaggio era un’attività ancora abbastanza marginale, anche se sicuramente in crescita.

Dalla sua entrata nel mercato e per vari anni il filtro Fimic ha utilizzato nella sua tecnologia i filtri punzonati, con filtrazioni che raggiungevano al massimo i 300 micron, perché nella tecnologia dei punzonati buchi più piccoli di 300 micron corrispondono a filtri troppo sottili e delicati. Conseguentemente, essendo la filtrazione non finissima, le applicazioni erano destinate soprattutto allo stampaggio. Grande punto di forza del Fimic rimaneva il fatto di essere in grado di gestire livelli di contaminazione molto alti con facilità. Si riteneva quindi che il filtro Fimic fosse destinato a fare un lavoro principalmente di sgrossamento e che la raffinazione finale dovesse essere affidata ad altri tipi di tecnologie.
E’ stata poi la caparbietà e la perseveranza della nuova generazione che è entrata in azienda a segnare un nuovo momento per il filtro Fimic e per l’azienda in generale, attraverso un notevole passaggio qualitativo.
All’incirca 9 anni fa, la giovane figlia del fondatore, Erica, fresca di una laurea in Legge, si è trovata a dovere scegliere fra l’ovvia carriera forense e la propria azienda familiare. La scelta non è stata obbligata e non è stata dettata da una necessità impellente. La Fimic era una azienda florida e comunque in crescita. Invece, l’entrata in azienda è stata dettata dalla sensazione che questa macchina così ben oliata avesse ancora un notevole margine di crescita, se il suo prodotto di punta avesse potuto superare i suoi limiti di filtrazione.
E’ partito così un progetto di ricerca e sviluppo, che in realtà non è stato fra i più semplici. A partire dalla ricerca dei fornitori di una tecnologia che fosse in grado di forare buchi molto piccoli in lastre di spessore più consistente (cioè la foratura a laser), poi seguiti da una attenta ricerca e test dei materiali più appropriati, della definizione della open area, del trattamento finale più appropriato…successi ed errori si sono alternati per un paio di anni fino a che la quadra non è stata finalmente trovata.

Oggi, la Fimic offre filtrazioni molto estreme, fino agli 80 micron. Il filtro ora permette di filtrare materiali da destinare ad applicazioni film anche fino ai 20 micron, rimanendo in grado di gestire contaminazioni importanti, non gestibili con altri tipi di cambia-filtro. I filtri possono durare, di media, da un mese ai due mesi. Il processo di pulitura che permette di usarli varie volte e di garantire la vita media è estremamente semplice e rapido.
Il processo non è stato semplice, ma quello che ne è venuto fuori garantisce ai riciclatori un processo semplice ed affidabile, esattamente come prima. Il fimic ha ancora, come ai tempi del punzonato, una notevole facilità nel cambio filtro e una bassa manutenzione a costi contenuti.
Di fatto oggi il 90% delle forniture di Fimic è per macchine che filtrano al di sotto dei 300 micron di filtrazione. Fra questo 90%, circa l’85% usa i 150 micron o il 120 micron.
Con la filtrazione laser, anche l’area di mercato di Fimic si è ampliata, e di molto. Ora il filtro viene acquistato anche dai riciclatori dei mercati emergenti, dove più che l’investimento iniziale si cerca di risolvere il dilemma causato da una raccolta differenziata ancora insufficiente dove la qualità dello scarto post consumo è mediamente bassa e difficilmente migliorabile nel breve termine, mentre rimane alta la richiesta di qualità del pellet finale.

Il filtro Fimic permette di gestire facilmente i materiali anche quando la plastica in ingresso è di qualità scarsa, senza che questo significhi spendere cifre esagerate per i ricambi.
Probabilmente, insieme a tutto quello descritto sopra, è stato certamente importante anche il fatto che l’azienda ha sempre avuto una alta sensibilità verso i bisogni del cliente. Il management attuale ma anche quello del passato è stato in grado di interpretare molto bene quali fossero le richieste del mercato e i suoi problemi, cercando di rispondere adeguatamente e rapidamente con soluzioni efficaci.


Contatti: https://www.fimic.it/
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